Natalia Roman ha sostenuto una prova decisamente migliore: più precisa, più omogenea nell’emissione, il che le ha permesso di calibrare il canto con più morbidezza, senza alcuna forzatura, e con una intensità drammatica davvero toccante. Scena della pazzia molto ben congegnata, ricercate le espressioni del viso, studiati i movimenti del corpo libero sul palco, la frenesia, l’impulso improvviso: bravissima la Roman, trasformata, a tratti, in una bambina capricciosa e volubile, ma brava anche la Rancatore, che proprio qui si è riscattata dopo una prima parte non certo brillante, con frequenti imprecisioni e durezze, specie nella zona sovracuta; compensate però da una solida teatralità, che le ha permesso di disegnare un personaggio molto concreto e credibile.
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